Richisolution
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| Titolo: Disastro ecologico Golfo del Mexico - Cercasi amanti del mare e della fauna marina Mar Apr 27, 2010 5:47 pm | |
| I robot sottomarini non riescono a tamponare le falle New York, 27 apr. (Apcom) - Il petrolio arriverà probabilmente sabato sulle coste della Louisiana, e ci vorranno dalle due alle quattro settimane per avere la situazione sotto controllo. E' quanto emerge a una settimana dall'esplosione della piattaforma petrolifera della British Petroleum, la Deepwater Horizon, che continua a pompare nel Golfo del Messico petrolio al ritmo di 1.000 barili al giorno. I venti hanno per ora spinto la macchia nera lontano dalla costa, ma l'impatto con le spiagge della Louisiana appare ormai imminente e inevitabile. I mezzi della Bp continuano a lavorare per tamponare la perdita di petrolio, 32 navi e 5 velivoli sono impegnati nella pulizia di un esteso tratto di oceano a 60 chilometri dalla costa, mentre i robot sottomarini hanno identificato due falle da cui fuoriesce il greggio. I tentativi di tapparle non hanno però avuto successo e la macchia si è ulteriormente allargata, raggiungendo un larghezza massima di 130 chilometri. I robot stanno tentando di attivare una valvola di sicurezza da 450 tonnellate, ma il maltempo rende le operazioni complicate. Un'altra ipotesi è quella di trivellare un secondo pozzo per aspirare il petrolio prima che fuoriesca. La terza opzione per la Bp è quella di coprire con una gigantesca cupola l'area della perdita per intrappolare il petrolio e pomparlo su una petroliera. Nel frattempo una seconda piattaforma petrolifera poco distante dalla Deepwater Horizon è stata evacuata per sicurezza a causa dell'avvicinarsi della macchia di petrolio. La piattaforma ha per ora riversato nel Golfo del Messico 190.000 litri di petrolio. Copyright APCOM (c) 2008 ******************* Ennesima catastrofe ecologica ai danni della Madre Terra, per arricchire alcuni con i proventi dell'Oro Nero. Noi non facciamo politica Ambientalista, ma ci girano di molto sapere che c'è una falla nelle tubature che pompa petrolio sul Mare , e che la falla non si tapperà per minimo 2 sett. max 3 mesi - perchè lavorare a 3500 metri sotto il livello del mare non è semplice. Una soluzione alternativa ci sarebbe. Spostare il greggio sotto la crosta terrestre di qualche miglio. Certo la British Petroleum non sarà contentissima, ma quanto meno verrà a mancare l'alimentazione alle tubature rotte. Per fare questo ci serve la collaborazione e la sensibilizzazione di Madre Terra... per lei è semplice operare in tal senso. Per questa intercessione, si chiede una Meditazione di Gruppo, della durata di 30 minuti per Giovedì 29 dalla mezzanotte - dalle 00.00 - alle 00.30 di venerdì 30 aprileChi vuol partecipare è il benvenuto. Personalmente propongo la mia meditazione guidata Alpha/Theta Healing per il Manifesting adeguata, come nostro desiderio, alla risoluzione a favore dell'Ambiente e Fauna per il problema Petrolio/Golfo del Mexico, che potrete scaricare a QUESTO LINK ma nulla toglie ai partecipanti di eseguire altre meditazioni o recitazioni personali per quella mezzora. 30 minuti è il tempo giusto. E' il numero della LUCE | |
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| Titolo: Re: Disastro ecologico Golfo del Mexico - Cercasi amanti del mare e della fauna marina Ven Apr 30, 2010 6:14 pm | |
| MINACCIA GLI ABISSI La marea nera che ha messo in ginocchio il Golfo del Messico «procede inarrestabile sulle coste statunitensi». «Le statistiche ci insegnano che, in condizioni normali, in caso di sversamento di petrolio in mare non si è mai riusciti a raccogliere più del 10-15 per cento di greggio. L'85%, quindi, finisce sulla costa». Intanto è anche emergenza fondali: «Per la prima volta al mondo uno sversamento di petrolio avviene a una profondità di oltre 1.500 metri». Sotto minaccia un habitat per lo più sconosciuto, che vive «senza giorno e senza notte» e che si può considerare un 'eterno imperturbato. E, a lungo termine gli effetti riguarderanno, nella fauna, insorgenza di tumori, prole deforme e modificazioni genetiche. A tracciare il drammatico bilancio delle conseguenze dell' affondamento della piattaforma Deepwater Horizon, dieci giorni fa, è Ezio Amato, già responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite. Uccelli 'marchiatì di nero, pesci morti e litorali intaccati: questo è quello che appare subito evidente. E per almeno 50 anni si conteranno i danni. Ma ora la corsa contro il tempo è 'chiudere il rubinettò che, dalle profondità marine, sputa letteralmente litri e litri di greggio al giorno in mare aperto (200mila litri le perdite quotidiane stimate). «Questa è la sfida principale perchè si tratta di porre rimedio - ha detto Amato, che ha condotto le indagini sulla nave dei veleni a largo delle coste cosentine - con un'operazione di robottizzazione a una enorme profondità e lì è come rimettere il tappo a una bottiglia di champagne. Chiudere il flusso è un' operazione molto complicata e molto lunga perchè viene condotta in remoto con i robot che sono filoguidati. Il problema è che il petrolio - ha spiegato l'esperto - non esce da un pozzo come quello dell'acqua ma da minuscole porosità della roccia dalle quali il sistema di pompaggio con la pressione succhia il petrolio». Ma ormai tutta l'area è «impattata». «Il petrolio - ha sottolineato Amato - tende a perdere le frazioni più leggere mentre quelle più pesanti affondano. Ed è quanto è accaduto per i disastri della Prestige, di Erika e della Haven». Un affondamento di «grandissime quantità di inerti che continuano però a mantenere intatte - ha messo in guardia l'esperto di emergenze marine - le caratteristiche di nocività ambientale che hanno effetti a lungo termine». Infatti «l'impatto più importante delle sostanze petrolifere sono gli effetti traslati nel tempo come insorgenze di tumori negli animali, prole deforme, modificazioni genetiche. Sarà poi difficile da mon itorare per esempio per quanto riguarda i tumori del fegato nei pesci che vivono in prossimità dei fondali». In queste ore, ha detto ancora Amato, «occorre minimizzare gli effetti in superficie con le panne galleggianti o i disperdenti. Si è provato anche incendiando il greggio». In profondità si pensa a posizionare un enorme paracadute ancorato al fondo con un tubo attaccato alla cupola che pompa il greggio verso la superficie per recuperarlo «ma - ha sottolineato Amato - mettere a punto questa tecnica è difficilissimo perchè non è stata mai tentata al mondo». «Il risultato - ha concluso l'esperto - è che comunque si tratta di una tragedia in atto che durerà tantissimo e il cui impatto è devastante».Grazie ad un altro gruppo di FB, è probabile che ieri notte fossimo una 50ina. Stasera si ripete alle 22.00 Chi non può o è in viaggio, mandi il proprio pensiero positivo, perchè i danni causati dall'uomo siano meno ingenti delle proiezioni attuali. | |
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