«Prima una stirpe aurea di uomini mortali
fecero gli immortali che hanno le olimpie dimore.
Erano ai tempi di Crono, quand’egli regnava nel cielo;
come dei vivevano, senza affanni nel cuore,
lungi e al riparo da pene e miseria, né per loro arrivava
la triste vecchiaia, ma sempre ugualmente forti di gambe e di braccia,
nei conviti gioivano lontano da tutti i malanni;
morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni
c’era per loro; il suo frutto dava la fertile terra
senza lavoro, ricco e abbondante, e loro, contenti,
sereni, si spartivano le loro opere in mezzo a beni infiniti,
ricchi d’armenti, cari agli dei beati».
(Esiodo, Le opere e i giorni, trad. it. di G. Arrighetti, Milano, Garzanti, 1985)
Così narra il poeta greco Esiodo tra il VIII e il VII secolo a.C., descrivendo l'esistenza di una mitica età dell'oro, posta all'inizio dei tempi, nell'era di Cronos. Là gli uomini, commensali degli dèi, vivevano in pace, liberi da ogni fatica e al riparo da ogni pericolo, nutriti dalla generosa terra che procurava loro ciò di cui avevano bisogno. Il furto del fuoco ad opera di Prometeo segnò la caduta dell'uomo; alla aurea aetas seguì una lenta e progressiva corruzione della storia e - conseguentemente - della razza umana nelle quattro ere successive: dell'argento, del bronzo, degli eroi (nascita della mitologia) e del ferro.
mi piace pensare che torneremo a rivivere un'epoca simile