wow......mica domande banali tu, eh!!!!!
Sì, la vita degli altri tocca la tua. E sì, devi avere un buon equilibrio interiore. In realtà tutto ciò si apprende durante la formazione: ognuno di noi sa che ci sono pazienti che non vorrà trattare, perchè implicano emozioni troppo dolorose (c'è chi non vuole lavorare coi pedofili ad esempio). In questo caso, molto professionalmente, si invia gentilmente ad un collega. Per lavorare coi pazienti fortemente disturbati (psichiatrici, es. schizofrenici) ci vuole molta preparazione sul campo e ottimo equilibrio interiore.
Con tutti, ci si lascia toccare sapendo che la loro vita è separata dalla nostra. Certo, può succedere qualcosa per cui non ci dormi la notte!!!!Ma più generalmente, questo dipende anche dalla personalità e dalle esperienze di vita. Comunque, in definitiva, si riesce a staccare la spina se si ha cura di mantenere una propria vita ricca di persone con cui avere relazioni non terapeutiche. Questo tipo di contatto umano è essenziale per riequilibrarci.
Rispetto all'altra questione: sì, lo psicologo non si limita ad ascoltare, anzi. In modo diverso a seconda dei vari approcci, c'è comunque di fondo il coinvolgimento attivo del paziente nel cambiarsi la propria vita in maniera concreta e non a parole. Il paziente sa fin dal principio che dovrà ad un certo punto decidere di fare qualcosa di diverso, altrimenti non se ne esce. Con una consulenza o terapia impara a capirsi, che è fondamentale per vedere cosa fa che gli fa male, e a decidere se vuole cambiare oppure no...nel caso lo voglia, lo si aiuta a mettere in atto passi diversi. Altrimenti, gli si fa notare la scelta che sta facendo. E' tutta una questione di scelte!!!!